Cura delle fratture in équipe, Piario modello da imitare

 

IL PROGETTO Primi risultati positivi della sperimentazione in ospedale che vede alleati Ortopedia e Medicina Obiettivo: migliorare gli esiti sui pazienti più anziani

È positivo il primo bilancio del progetto sperimentale interdisciplinare di Ortomedicina sviluppato dall’ospedale Antonio Locatelli di Piario (Asst Bergamo Est).

Coinvolti da novembre 2022 al marzo scorso 105 pazienti provenienti soprattutto da casa

 

Progetto che punta, grazie al lavoro di équipe tra specialisti e internisti, in particolare di Ortopedia e Medicina, a migliorare gli esiti di cura dei pazienti (anziani pluripatologici con fratture da fragilità ossee) con una presa in carico a 360 gradi e un’attenzione particolare alla comorbilità (quindi alla presenza di più patologie). Un cambio di approccio che mette al centro il paziente. Sono 105 i pazienti inseriti in questa sperimentazione dal 29 novembre del 2022 al 31 marzo 2024: 86 donne e 19 uomini tra i 59 e 84 anni, provenienti per l’86% dalla propria abitazione e il 14% da Rsa con fratture principalmente di femore (86 su 105) e altri invece di bacino, omero. 99 pazienti sono stati operati (e già questo è un primo successo), per quattro non era previsto l’intervento e per due, invece, non è stato possibile in quanto con gravi pluripatologie.

La degenza media è stata di 9,4 giorni con 66 pazienti che sono entrati nel percorso riabilitativo geriatrico in particolare in collaborazione con il presidio di Gazzaniga (sempre Asst Bergamo Est), ma anche in altre strutture in una logica di collaborazione con il territorio, 14 sono rientrati in Rsa, 12 nei reparti per subacuti e 13 hanno seguito per scelta della famiglia un percorso di fisioterapia domiciliare.

Il direttore medico Lanfranco: ora dobbiamo fare conoscere il progetto al territorio

 

«La forza di questo progetto - spiega Giovanni Locatelli, primario della Medicina generale di Piario - è il lavoro di squadra dell’équipe interdisciplinare, la sinergia e la comunicazione tra più professionisti che mettono al centro il paziente osservando le sue problematiche a 360° e collaborando nel migliorare e ottimizzare il percorso di cura e gli esiti». Il progetto era nato guardando agli esempi anglosassoni e ad alcune sperimentazioni, seppur diverse, negli ospedali di Monza e Sondrio, partendo dalle considerazioni legate al progressivo invecchiamento della popolazione affiancato all’eccellenza del reparto di ortopedia del presidio di Piario.

I pazienti inseriti nella sperimentazione sono selezionati tra quelli che accedono al pronto soccorso e rientrano in un target definito: anziani, con più patologie, con fratture a bassa intensità (prevalentemente femore ma anche bacino, omero, colonna vertebrale) e vengono ricoverati nei tre letti riservati all’Ortomedicina all’interno del reparto di Medicina, seguiti qui dall’equipe multidisciplinare che comprende: internisti, ortopedici, fisioterapisti, infermieri.

Diversi gli obiettivi della sperimentazione: «Portare all’operazione i pazienti, ridurre il ricovero (controllando quindi tutte le patologie, adattando le cure) non peggiorare la situazione complessiva del paziente, e accompagnarlo alla riabilitazione», spiegano. Tutti obiettivi raggiunti ampiamente. «In poco più di un anno abbiamo avuto in 105 pazienti una buona risposta, con zero risorse in più impiegate», aggiunge Locatelli.

«È un progetto – spiega Lorenzo Valle, primario di ortopedia e traumatologia di Piario – che consente notevoli risparmi su più livelli: di vite, funzionali e economici. Il 18%, infatti, di anziani con fratture spesso muore entro l’anno e il 60% non torna alla vita di prima. Accanto alla sperimentazione che ci consente un approccio differente l’obiettivo è lavorare anche sulla prevenzione dell’osteoporosi».

Si guarda anche al futuro: «Siamo partiti perché volevamo migliorare gli esiti di cura dei pazienti – commenta Patrizia Lanfranco, direttore medico di presidio degli ospedali di Piario e Lovere – attraverso una presa in carico globale del paziente. L’obiettivo oggi è quello di far conoscere il progetto al territorio. È un’esperienza pilota quella avviata a Piario che può essere un modello da esportare»

Fonte: L’Eco di Bergamo 10 maggio 2024 – articolo di Antonella Savoldelli

 

 

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